E’ un’immagine retrospettiva forte, in grado di mettere ancora i brividi addosso, quella di Jacopus Turini de la Scharperia, ‘coraggioso’ orafo corazzaio che dalla campagne del Mugello scese nel 1369 nella Firenze divorata dalla recente peste, per registrare il suo Signum all’Arte dei Corazzai, Chiavaioli e Fabbri e per cercare fortuna: Jacopus Turini de la Scharperia facit hoc signum.

Di certo, Jacopus non poteva immaginarsi che quel suo gesto di intraprendenza avrebbe dato luogo a una bellissima storia lunga oltre sei secoli. E nemmeno che la dinastia orafa da lui inaugurata, oggigiorno venisse riconosciuta ufficialmente come la più antica al Mondo per continuità di gestione familiare, come dimostra uno studio di William O’Hara (direttore del Bryant College’s Insitute for Family Enterprise di Smithfield) che pone il marchio fiorentino, per longevità, al quarto posto in Italia e all'ottavo in campo internazionale.
Osservando il Signum, ovvero il marchio di fabbrica impresso da Jacupus, vi si potrebbe leggere la rappresentazione – legittima, perché beneagurante - di un mezzo quadrifoglio con sperone. In realtà, esso ripropone molto più semplicemente la lettera “B”, l’iniziale di suo padre Bernardo. Non è un dettaglio questo che può passare inosservato, perché la storia del Casato Orafo Torrini è una storia che poggia le sua fondamenta sull’identità familiare, intesa sia come suprema tradizione da conservare sia come responsabilità etica del commercio. Per sette secoli, per oltre venti generazioni, i Torrini - come tessere di un perfetto domino - si sono tramandati saperi e conoscenze unici, riscuotendo crescente fama e notorietà per l’originalità dei propri lavori di oreficeria. Nella loro Firenze, in Toscana, in Italia, nel Mondo intero. A Siena, tra il XIV e il XV secolo, Jacopus e il fratello Tura lavorarono alla realizzazione del Duomo, ricoprendo per 28 volte la carica di Priore e acquisendo il titolo di “Nobile di Siena”. A Pisa Turino di Sano si mise in luce per la sua abilità portando a termine, per il Battistero, la statua in rame di San Giovanni Battista. Suo figlio Giovanni, invece, ci ha lasciato in eredità alcuni splendidi rilievi bronzei del Fonte Battesimale del Battistero di Siena, commissioni preziose che gli valsero amicizia e stima professionale da parte del grande scultore Lorenzo Ghiberti.
Ed ecco ancora i Torrini protagonisti della scena orafa fiorentina nel 1600 e 1700, quando Francesco fissa la sua bottega sul Ponte Vecchio; poi nell’Ottocento, con Giocondo Torrini che partecipa alle più importanti Esposizioni Universali del tempo, conquistando la Medaglia di Eccellenza a quella di Londra 1862, gli stessi anni nei quali fu apprezzato per le sue splendide parure in commesso di pietra dura: una di queste è oggi custodita al British Museum di Londra.
Attraverso Guido e Franco, succedutesi nel 1900, il celebre Casato Orafo è giunto fino ai giorni nostri, con quell’irripetibile aspetto di genuinità che ha poi fatto nascere quella testimonianza diretta di così forte e spiccata identità.
Identità che la si può toccare con mano nella raffinatezza del Museo Torrini. “il luogo di un’arte”, come è stato ribattezzato, già esposto a Washington nel lontano 1972 e successivamente, prima esperienza nel mondo Occidentale, in Cina a nanchino nel 1977. Con i suoi oltre 100 reperti in oro e argento, tutti portanti l’antico punzone, corrispondenti ad un arco di tempo di circa 300 anni, rappresenta una realtà storico-culturale unica nel mondo del Made in Italy. Creazioni in oro e di argento, deliziose spille settecentesche a tema floreale, disegni, committenze, testimonianze di artisti moderni, orologi da tasca, documenti rarissimi come l’edizione originale del 1568 dei “Trattati sull’Oreficeria” di Benvenuto Cellini.
Ma sarebbe un grossolano errore pensare a Torrini come a una dinastia protesa alla sola conservazione, alla scontata omologazione, insomma allo sfoggio del passato così straordinario, tale da giustificare anche certe presunzioni. “La nostra storia ci obbliga a non scendere mai a compromessi con la qualità del nostro lavoro – dice Franco Torrini – ed è uno stimolo continuo per affinare l’eccellenza del fare e il nostro sapere ultracentenario”.
Il casato Orafo Torrini, forte del suo “modus” e delle conoscenze ancora radicate nella Firenze del passato, attraverso la Manifattura Orafa, eccellenza fiorentina condotta oggi da Fabrizio, come espressione di una visione classica ed elegante dedicata alla bellezza di un gioiello, di un’opera d’arte, di un orologio o di un più piccolo accessorio di moda, come ad un profumo o ad una penna, svolge una continua ricerca anche improntata alle nuove tendenze ornamentali o a nuove tecnologie collegate al pensiero artigianale che gravita intorno alla esclusiva “bottega” dove si sperimentano idee e comportamenti futuri.
I gioielli, le collezioni, le lavorazioni in oro e argento dei Torrini continuano ad affascinare mezzo mondo, dagli Stati Uniti alla Russia, dall’Oriente alla vecchia Europa. Si calcola che attualmente, sulla scena mondiale, le opere di oreficeria di Torrini in uso di collezionisti privati siano oltre 100 mila.
Il Negozio Storico Torrini di Piazza Duomo a Firenze condotto oggi da Francesca e dal figlio Guido suggella il percorso di un gioiello Torrini che parte dalla Manifattura e lo porta verso quel raffinato pubblico che dalla fine dell’ottocento getta il suo sguardo sulla vetrina che si affaccia all’ombra della cupola del Brunelleschi.
Questa è la storia del Signum, impresso nel 1369 da Jacopus de la Scharperia. In questi casi si dice “file rouge” ma quella scritta assomiglia tanto a un sottile, indistruttibile “file d’or” che tende all’infinito.